Resoconto della serata:

L'Islam: un fattore di integrazione o dis-integrazione?

Il Professor Di Motoli ha introdotto l'argomento specificando che un Sociologo si occupa di religione come fatto sociale, e di cosa essa produce nei comportamenti degli individui. Le Scienze Sociali hanno un approccio descrittivo: si studia il fenomeno e le sue conseguenze, senza dare giudizi, inoltre l'approccio è il medesimo per tutte le religioni. I Sociologi hanno rilevato che la secolarizzazione è in declino,e questo vale sia per il Cristianesimo che per l'Islam. Si pensava che Società si sarebbe sempre più secolarizzata con manifestazioni religiose sempre più relegate nella sfera privata, in realtà stiamo assistendo ad una inversione di tendenza. Lo studioso Josè Casanova ha studiato il movimento sindacale polacco Solidarnosc ed alcuni fenomeni religiosi cristiani in Brasile, ed anche analizzando varie altre forme di religiosità risulta evidente che le credenze e le religioni entrano sempre più nella sfera pubblica. Il Professore ha poi continuato parlando di identità: si tratta di un concetto complesso, difficile da determinare, ogni persona in genere dà una una sua propria spiegazione del termine, diversa da quella degli altri. Il discorso vale anche per gli italiani, che difficilmente riuscirebbero a trovare un concetto comune per intendere l'identità nazionale. Spesso le identità sono credute e rivendicate da una minoranza. La maggior parte delle persone ha un rapporto privato con la religione, e delle credenze non classificabili in standard religiosi. Una convinzione errata è quella di ritenere l'Islam come una religione compatta: esistono varie correnti ed inoltre non esiste una gerarchia religiosa come nel Cattolicesimo. Nell'Islam sunnita, la corrente maggioritaria di questa religione, il termine Imam significa "Colui che sta davanti", non è un sacerdote. Inoltre non esiste una figura a capo di questa religione (come ad esempio il Papa), di conseguenza non c'è una autorità con cui discutere e prendere accordi per gestire la vita e le tradizioni dei musulmani che vivono in Paesi stranieri (ad esempio per discutere come adattare le mense scolastiche ai requisiti richiesti dalla religione islamica e viceversa). Questo è stato fatto con le Comunità ebraiche: esiste un accordo tra lo Stato Italiano e queste Comunità, che prevede, tanto per citare un esempio, l'obbligo di non indire le prove dei concorsi pubblici di Sabato, per permettere agli Ebrei di parteciparvi senza venire meno al precetto dell'osservanza del Sabato. I Sociologi hanno studiato le credenze dei musulmani, riassunte nei 5 pilastri: 1) La professione di Fede, che consiste nell'affermazione "Non esiste altro Dio all'infuori di Allah e Maometto è il suo Profeta". 2) La preghiera, 5 volte al giorno. La preghiera del Venerdì, alle ore 12,00, è il momento in cui i Fedeli si ritrovano per pregare insieme,ed è anche un momento per incontrarsi e socializzare. 3) Il digiuno, che deve essere assoluto e purificatore. Anche nell'ebraismo e nel cristianesimo ci sono queste pratiche (ad esempio l'uso cristiano di non mangiare carne il venerdì, ecc...), per ciò che riguarda l'Islam ogni anno per un mese (quello di Ramadan), con l'eccezione dei malati e dei bambini, i Fedeli praticano il digiuno dall'alba al tramonto. Per molti si tratta di una adesione ad una tradizione, come ad esempio capita nel Cattolicesimo per i matrimoni in Chiesa. Il digiuno si interrompe alla sera, ed alla fine del mese c'è una grande festa finale. 4) L'elemosina. 5) il Pellegrinaggio alla Mecca, che ogni Fedele dovrebbe compiere almeno una volta nella vita. Nell'Islam non esiste il concetto di peccato, esiste ciò che è lecito e ciò che è illecito. Il Corano è rivelato da Dio, e non può essere interpretato da chiunque. Il Corano è composto da 114 Sure posizionate in ordine non crono-

logico, si inizia da quella più lunga per andare, in ordine decrescente, fino a quella più breve. La prima rivelazione risale al 610 D.C., poi ci sono le rivelazioni del periodo dell'Egira (622-632), si parla quindi di Sure meccane e di Sure medinesi. E'un testo difficile da interpretare, spesso ci sono due Sure che illustrano due concetti esattamente opposti, ed è difficile capire qual è il concetto abrogante e quello abrogato, e si ricorre quindi al parere degli Studiosi di Diritto. Una questione controversa è quella del velo: Maometto dice che "La donna deve coprire le sue grazie", e questo dà adito a tutta una serie di diverse interpretazioni su come e cosa una donna deve coprire. Nell'Islam esistono correnti differenti, anche perché dopo la morte di Maometto si crea un Impero arabo, che si mette in concorrenza con quello romano (ed in particolare con i Bizantini), e nel corso delle varie conquiste si incontrano abitudini e tradizioni diverse che vengono assimilate. In tutti gli imperi occorre una certa elasticità perché le varie parti si adattino. Per ciò che riguarda il rapporto tra religione e politica, spesso l'Islam ha delle frizioni con la nostra tradizione giuridica, che peraltro nasce anch'essa dalla religione. Ad esempio i concetti di Bene e di Male hanno un substrato religioso, in quanto è la Religione che tiene insieme le Società. Quando si tratta l'argomento del terrorismo, le Sure più citate sono quelle meccane relative al Jihad, composte quando Maometto era non solo un capo religioso ma anche politico, che però non costituiscono la parte numericamente più grande del Corano. Occorre comunque tener presente che il mondo islamico è composto soltanto al 20% da popolazione araba, e che spesso il Diritto è stato interpretato alla luce dei vari problemi nazionali e della contemporaneità. Per citare la questione della poligamia, in Iran essa è ormai praticata soltanto dal 2% della popolazione, mentre in Tunisia è stata abolita dal Presidente Bourguiba, sulla base di quanto affermato da Maometto. Un uomo infatti può avere più donne, ma deve poterle mantenere, e poiché la maggior parte dei capifamiglia non può mantenere più mogli la poligamia non può essere praticata. Una prima distinzione deve essere fatta tra musulmani sunniti e sciiti. Gli Sciiti sono i seguaci di Alì, il quarto imam discendente da Maometto. Ritengono che l'imam deve essere un successore diretto (di sangue) di Maometto, e costituiscono una minoranza, che è stata sconfitta dai sunniti, sostenitori dell'idea di un successore per tradizione. Gli sciiti si dividono poi in altre correnti: abbiamo i duodecimani, che ritengono l'imam un rappresentante di Maometto. Dopo il profeta si sono succeduti 12 imam, e l'ultimo, ancora bambino, è precipitato in un pozzo intorno all'874 D.C.. Gli Sciiti sostengono che non è morto ma si è occultato, e ritornerà alla fine dei tempi e ristabilirà la giustizia sulla terra. Questo ha portato ad un occultamento degli sciiti dalla vita politica, essi in generale non si interessano delle vicende dei Governi in cambio della libertà religiosa, ed attendono il ritorno del dodicesimo Imam, unico capo da loro riconosciuto. Il primo stato islamico contemporaneo è quello iraniano, instaurato con la rivoluzione di Komeini. E' palese il contrasto con la tradizione sciita, che riconosce il dodicesimo imam come unica guida anche politica. Il clero religioso sciita in genere non si ribellava, e Khomeini ha rotto con la tradizione, in quanto, se esiste il male, occorre agire e non avere un atteggiamento quietista. Nello Sciismo c'è una gerarchia religiosa (che non esiste nel sunnismo). Ci sono i Mullah (studiosi), poi ci sono coloro che hanno compiuto gli studi, poi ci sono gli Ayatollah ed i grandi Ayatollah, che hanno scritto importanti trattati teologici. In questo contesto Khomeini afferma che, in assenza del dodicesimo Imam, comanda il Giureconsulto. Di fronte a questa umiliazione della gerarchia religiosa molti Ayatollah sono andati a vivere all'estero (ad esempio Al-Sistani, che risiede in Iraq), oppure si sono chiusi in un volontario isolamento. Addirittura Khomeini afferma che la guida dell'Iran non deve essere scelta tra i più sapienti, ma essa deve essere la persona politicamente più abile. Infatti il suo successore, Alì Khamenei, non era neppure un Ayatollah, in seguito ha cercato di ottenere questo titolo, che gli è stato conferito ma che è valido soltanto all'interno del suo Paese. Nel sunnismo questa considerazione degli Imam è vista un pò come un sacrilegio. La distruzione di alcune tombe di Imam in Iraq cela i contrasti politici esistenti nella nazione tra sciiti e sunniti. Nel sunnismo ci sono diverse correnti, che hanno subito le influenze dei vari ambienti nazionali e sociali. L'Islam marocchino è diverso da quello albanese od egiziano. Gli albanesi, ad esempio, sono portatori di un Islam secolarizzato per via dell'ateismo di stato propugnato dal regime comunista (che ha anche, tra l'altro distrutto le chiese ortodosse). Inoltre questa religione risente delle differenze etniche. Il volto più comunitario dell'Islam si scontra con i sentimenti nazionalistici dei vari Paesi. I musulmani sono legati alle loro nazioni, e questo contrasta con i progetti di integrazione in Europa, spesso di matrice comunitaria e non individuale. Molto forti sono le reti sociali e le organizzazioni di aiuto agli emigrati in Paesi stranieri, soprattutto nella prima fase di emigrazione. Ad esempio, l'emigrazione avviene tramite la conoscenza personale di altri emigrati, così che dall'Egitto in una stessa Città europea arrivano immigrati provenienti da una stessa Città (sono legati tra loro da vincoli di parentela, amicizia...). In Olanda i turchi ed i marocchini non solo si sposano soltanto con loro connazionali, ma addirittura con persone che ancora vivono nello stesso Paese, e tornano al loro Paese per sposarsi e portare poi il coniuge in Olanda. Ci si chiede se in Italia l'Islam è un sottosistema etnico o religioso. In Italia non esiste un grosso blocco etnico come ad esempio i turchi in Germania od i pakistani nel Regno Unito, dove la seconda generazione, cresciuta in queste nazioni e vivendo il contrasto dell'impatto con la società ospitante, riscopre le tradizioni religiose. Se si continua a pensare ai musulmani come ad un unico blocco (ad esempio un immigrato non è marocchino ma musulmano), si arriva ad un tentativo di integrazione comunitaria. In Europa ci sono vari modelli di integrazione, multiculturali (come quelli di Olanda e Regno Unito) od individuali (come quello francese), e tutti comunque hanno dei problemi al loro interno. Il modello francese, che vieta ogni tipo di simbolo religioso e politico nella vita pubblica, è fallito. E'fallito quello inglese, che prevede delle comunità distinte (cattoliche, protestanti, musulmane...) con le loro scuole, i loro centri di ritrovo, ecc... Il fenomeno quando si sviluppa passa da etnico a religioso. All'inizio la nazione di origine è importante per l'immigrato, perché tramite essa si mantengono i legami con la tradizione, e questo interessa soprattutto gli immigrati che vivono soli, senza la loro famiglia di origine, dalla patria ricevono aiuto dai loro amici connazionali. L'Islam poi, diventa anche una questione di politica estera, e per ciò che riguarda le trattative per degli accordi su mense scolastiche, sepolture, ecc... esistono dei problemi giuridici, in quanto è difficile stabilire se gli accordi si devono prendere con (ad esempio) un cittadino marocchino residente in Italia oppure direttamente con il governo marocchino. Inoltre secondo il Diritto italiano gli accordi non potrebbero essere firmati da un cittadino straniero ma da un cittadino italiano. Esistono varie organizzazioni islamiche internazionali, come ad esempio i Fratelli Musulmani, od organizzazioni pietistiche che assistono gli immigrati in difficoltà e che, non avendo magari la famiglia vicino, sono più a rischio di incorrere in cattive compagnie, ecc... In Europa ci sono Paesi con una tradizione migratoria vecchia di anni, dove l'Islam è già vissuto, è questo il caso del Nord Europa delle muslim towns, veri e propri quartieri cittadini abitati da immigrati (il 10% degli abitanti di Berlino è musulmano, lo è il 20% degli abitanti di Bradford, nel Regno Unito). Quella mediterranea è una immigrazione più recente, non esistono veri e propri quartieri etnici in Spagna ed in Italia, si tratta di una presenza diffusa. In Francia e Germania ci sono circa 2.000 sale di preghiera, in Olanda, Paese di 18 milioni di abitanti, il 5% della popolazione è musulmana e ci sono 500 sale di preghiera. Il modello francese che, come già detto, vieta l'esposizione di segni religiosi nella vita pubblica, garantendo comunque la libertà di culto, tratta direttamente con strutture elette dagli immigrati per dialogare con l'autorità. In questa nazione vale comunque il principio della Cittadinanza, la persona diviene Cittadina francese con diritti e doveri che le spettano. In Germania anni fa gli immigrati turchi sono stati inseriti in appositi quartieri a loro destinati con scuole turche, ecc..., pensando poi che sarebbero tornati in patria, ma, dato che così non è stato, si è dovuto stemperare questa politica di divisione (già all'inizio del Governo Kohl). I Olanda si applica l'antico modello dei "pilastri", che ha origine nel '600, all'epoca della guerra di indipendenza, e si rifà alla divisione storica tra cattolici e protestanti. C'è il pilastro cattolico, con le sue scuole, la sua radio, i suoi sindacati, ecc. C'è quello protestante con le sue strutture sindacali, scolastiche, ecc..., quello socialista, quello di coloro che non vogliono alcun pilastro, ed anche quello musulmano, con insegnanti velate pagate dallo Stato (come tutti gli insegnanti delle scuole degli altri pilastri). Ci sono delle basi comuni ma ogni comunità gode della sua libertà. In Belgio vige un sistema simile, nel 1974 si riconosce l'Islam e negli anni 90 sono stati firmati accordi con quattro gruppi di musulmani (turchi, marocchini, convertiti belgi ed altri). I Consigli di questi gruppi ricevono finanziamenti dallo Stato, e garantiscono il controllo da parte dello Stato delle varie attività (controlli che gli Stati effettuato sulle attività di tutti i cittadini). In Italia non esiste un modello, ci sono stati dei tentativi di stipulare degli accordi ma ci sono varie associazioni musulmane che non vanno d'accordo tra di loro, e per trattare è necessario un gruppo unitario. In Italia su 58 milioni di abitanti 1.250.000 persone professano la fede islamica, e per il momento non esistono regole certe su determinati aspetti della vita. A Torino ad esempio c'è un cimitero musulmano, in alcuni Comuni situati nella zona subalpina ci sono state delle tensioni ma ora esiste uno spazio del cimitero del comune per i musulmani. Non esiste però una normativa fissata per questa questione, ed ogni Comune si regola in maniera differente, cercando di mediare le varie esigenze. Il rito islamico prevede che il corpo sia sepolto nudo, avvolto in un lenzuolo, il corpo deve essere seppellito nella terra rivolto verso La Mecca. La mediazione si è ottenuta accettando il lenzuolo, ma il corpo deve essere sepolto nella bara. In genere dove esiste un cimitero dove seppellire i parenti e gli amici ci si sente di più a casa, la terra di immigrazione è vista come più ospitale. Spesso il dibattito sull'integrazione è inquinato da polemiche sorrette da motivi elettorali. Integrazione non significa dire sempre sì, esiste una tradizione giuridica nel paese di arrivo che deve essere rispettata, ma, una volta eliminati i contenuti emotivi, il dialogo può esistere. La serata si è poi conclusa con un piccolo dibattito: alcuni esponenti della comunità marocchina locale hanno espresso la volontà di stare nel nostro Paese e di dialogare, di far crescere i propri figli in Italia in un clima di rispetto reciproco e di rispetto sia per i valori cristiani che per la laicità dello Stato. Un esponente della Lega Nord di Trino ha chiesto al Professor Di Motoli che cosa intende con i termini integrazione e dis-Integrazione che hanno dato il titolo alla serata, e la risposta è stata la seguente: l'Integrazione è la condivisione di alcuni valori comuni, ad esempio il rispetto delle leggi e dei diritti individuali (e questo vale per tutti, anche per i Testimoni di Geova, per Scientology, ecc...), mentre, se non si arriva ad una integrazione trasparente, pubblica, con organizzazioni riconosciute, ci sarà l'uscita degli immigrati dalla Società, che si riuniranno in segretezza ed in assenza dello Stato, e questa può essere la definizione di dis-integrazione.